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Il Critico d‘arte Prof. Luciano Pranzetti presenta l’artista Benedetto Spadaro
L’arte, quale proiezione dell’individua personalità umana gode di per sè in quanto prodotto del pensiero, la più ampia libertà tanto nella espressione estetica così come nella scelta e nel ragguaglio del soggetto, quanto all’adozione di materiali. In Benedetto Spadaro si avverte in misura assai evidente e perentoria, l’affermazione della libertà che si fa autorevole nel messaggio che egli incarna nell’opera posta di fronte all’osservatore. L’arte di Spadaro è scabra essenziale e tuttavia complessa, forte e petrosa, scevra da reticenze opportunistiche o da diplomazie accattivanti. Si manifesta ostile ad una immediata assimilazione intellettuale ma nutriente assai, solo che il soggetto si disponga ad indagarla, a masticarla: per dire che soltanto dalla mola della meditazione, nell’esercizio della riflessione lenta ma costante, è possibile accedere alla conoscenza. Pur tuttavia lo stesso impatto brusco che s’avverte da principio è, di per sé elemento educativo dacché scuote l’inerzia dell’osservatore superficiale. L’adozione di materiale vario, da quello raro ed inusuale a quello di facile reperibilità, si inserisce quale strumento primario nel percorso di ricerca che l’autore di continuo, svolge per anticipare la realtà mutevole del mondo. Essa l’arte di Spadaro, vibra di una coscienza viva con che egli si fa stimolo ad altrui per un pensare personale, per l’acquisizione di un’autonomia intellettuale capace di svincolarsi da una cultura omologata e omologante. Pensare con la propria testa: ecco il messaggio chiaro e netto che possiamo cogliervi. Il tono si alza quando l’artista con consapevole deliberazione, si fa voce che proclama la caducità dell’apparenza, che segnala la vacuità di un consumismo fine a se stesso, che rammenta all’uomo la sua vocazione alla conoscenza, superando il “ viver come bruti“. Anche in opere dove si attenua la forma provocatoria e pedagogica, è presente la robustezza dell’impianto estetico la cui gamma cromatica, o la disposizione degli oggetti tridimensionali, si dà come costruzione organizzata in forme logiche e coerenti, ancorate ai valori dello spirito e dell’essere. Ecco: se ci è lecito osare – e non temiamo di errare- potremmo definire l’arte di Spadaro di genesi, di connotazione, d’impronta, di proiezione ontologica dacché l’invito che ci giunge dall’opera sua complessiva tende a sollecitare la scoperta delle categorie dell’essere – il Bello, il Vero. il Buono – che vivono oltre l’apparenza. E’ un linguaggio di attinenza filosofica e di funzione docente che convalida e pregia il fine propostosi dall’autore.
Santa Marinella Aprile 2013