Giove e la pecora
Giove e la pecora
Non sai il dolore che mi dai quando me venghi a raccontar li guai che passi con i lupi.
Hai ragione lo so non c’è questione, ma li lupi son tanti e troppo forti pe’ nun avè ragione.
Trilussa
Il grande poeta romanesco Trilussa contemporaneo di Mussolini, con cui ebbe un rapporto conflittuale e difficile, scrisse, fra le altre, una bellissima poesia intitolata” Giove e la pecora” con la quale affronta con la sua sottile e penetrante ironia un tema scottante dell’epoca in cui è vissuto, ma che vi assicuro, essere ancora attuale, per esperienza diretta.
Il tema è quello dell’amministrazione della giustizia che a volte prescinde dall’essere giusta sospinta dal numero elevato e dal potere delle persone coinvolte, che vogliono una soluzione ingiusta approfittando del peso che loro conferisce l’essere maggioranza, pur sapendo che questa soluzione, comporta il sacrificio degli interessi di una singola persona nei confronti della quale si commette un gravissimo sopruso.
Trilussa con questa poesia ci riferisce simbolicamente che persino il Dio Giove, a cui la pecora si rivolge per avere giustizia per i torti commessi nei suoi confronti dai lupi, è in difficoltà nel renderle giustizia per il fatto che “Li lupi son tanti e troppo forti pe’ nun avè ragione”.
Evidentemente il fatto che il singolo non riesce ad ottenere giustizia quando gli autori dei crimini sono troppi e appartenenti tutte ad una potente lobby, cosa che come vi dicevo è successo alla pecora nella poesia di trilussa ed al Sottoscritto nella vita reale, è una cosa che, nella storia dell’umanità, è sempre avvenuta, avviene ancora oggi e probabilmente avverrà anche in futuro e vi assicuro che per chi la subisce è veramente difficile da mandare giù.
Io da credente e da uomo di fede il problema l’ho risolto rimettendo la questione nelle mani di Dio che è il sommo giudice e che renderà a ciascuno secondo il suo operato. Anzi mi auguro che coloro che hanno commesso il torto nei mei confronti abbiano a pentirsi, per poter essere da me perdonati, ma sopratutto da Dio la cui giustizia tutti noi dovremmo temere molto di più di quella degli uomini, tenendo conto del fatto che, il suo giudizio di assoluzione o di condanna, oltre a valere per l’eternità, è anche inappellabile.
Benedetto Spadaro
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