Titanic: una storia per sempre
Voglio pubblicare un bellissimo articolo scritto da mia figlia Roberta all’epoca dell’uscita del film-capolavoro di James Cameron ispirato alla tragedia del Titanic. Come tutte le cose belle a distanza di numerosi anni, né il film né l’articolo hanno perso il loro fascino.
Benedetto Spadaro
“Titanic-mania”: un’interpretazione sociologica
Credo che chi, come me ami il cinema e si interessi di sociologia e mass-media, non possa fare a meno di confrontarsi col fenomeno “Titanic”o quanto meno di chiedersi le ragioni che ne hanno decretato un così planetario successo.
Infatti il piroscafo inabissatosi il 14 aprile del 1912 al largo di Terranova, conta ben 17 films realizzati sulla sua storia, centinaia di libri, documentari, poesie, siti Internet, mostre e persino un fan-club ufficiale; insomma, per chi fosse colpito dalla “febbre del Titanic” è possibile sapere davvero tutto su quella notte ( perfino il menù servito in prima, seconda e terza classe o la biografia di ogni passeggero, consultabile in rete).
Ma perchè proprio il Titanic e non, che so io, l’Andrea Doria? Di navi affondate nell’Atlantico è piena la storia, ma solo il Titanic è diventato una leggenda, che abita sogni e timori dal nostro immaginario collettivo, e con il quale hanno voluto confrontarsi decine di artisti, da De Gregori all’ultimo Cameron. Ma a questo punto mi chiedo: ” E’ bastato davvero un film come quello di Cameron seppur straordinario e così ricco di emozioni, immagini indimenticabili, spunti di riflessione e sopratutto perfettamente “realistico” ad innescare la “Titanic-mania”?
Probabilmente no. Il fascino del Titanic e di quella catastrofe lenta, silenziosa, consumata fra i ghiacci, mentre l’orchestra continua a suonare, è forse dovuto ad una storia che è la metafora del nostro secolo, di un’epoca votata al dio progresso, al mito dello sviluppo illimitato.
Oggi che inizia un nuovo millennio e il futuro ci appare un po incerto, ci costringiamo ancora a credere nel progresso, ma in fondo ne diffidiamo. Guardiamo a quei passeggeri, protetti da 16 paratie stagne che avrebbero dovuto tenerli al sicuro, come le vittime di una punizione naturale e “divina” che rimette i presuntuosissimi uomini al loro posto, forse perchè quella nave è il capo espiatorio di una società affascinata dalla sua stessa fine, o forse perchè anche noi, in fondo, abbiamo smarrito la rotta e ci sentiamo un po’ tutti sul ponte del Titanic.
Roberta Spadaro