Due Presidenti a confronto: Donald Trump ed Herry Truman. L’ imperativo categorico è: non ripetiamo errori catastrofici.
Il presidente degli Stati Uniti d’America Harry Truman, venne a conoscenza dell’esistenza del Progetto Manhattan solo dopo la morte di Franklin D. Roosevelt e decise di utilizzare la nuova bomba atomica sul Giappone. Nelle sue intenzioni dichiarate il bombardamento doveva determinare una risoluzione rapida della guerra, infliggendo una distruzione totale e infondendo quindi nel governo giapponese il timore di ulteriore distruzione: questo sarebbe stato sufficiente per determinare la resa dell’Impero giapponese, come in effetti avvenne. Sappiamo tutti come andarono le cose, che furono bombardate con l’atomica le due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100.000 a 200.000, quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti e indiretti causati dagli ordigni e per le implicazioni etiche comportate dall’utilizzo di un’arma di distruzione di massa, si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi.
L’attuale Presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe trovarsi (speriamo tutti di no), nella gestione della crisi con la Corea del nord, in una situazione molto simile a quella in cui si trovò il Presidente Harry Truman durante la seconda guerra mondiale, cioè a dover decidere di sganciare un’ordigno nucleare contro la Corea del Nord.
A tal proposito mi viene da fare una riflessione: se il presidente degli Stati Uniti d’America Harry Truman, pur decidendo di usare l’atomica, avesse scelto di sganciare le due bombe non su due popolose città come Hiroshima e Nagasaki, ma in un territorio disabitato o almeno molto meno popolato delle due città scelte, forse avrebbe ottenuto lo stesso risultato di far cessare la guerra, senza provocare un così grande numero di vittime.
Quanto detto è un invito a non ripetere errori catastrofici e a scegliere, se costretti, sempre il male minore.
Benedetto Spadaro