La schiavitù del “bello e Fatto”
Voglio pubblicare questa nota su Bergson e sulla filosofia bergsoniana scritta da Charles Péguy che fu uno dei suoi allievi. Siamo nel periodo a cavallo fra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo e l’attualità di questo articolo è sorprendente e dimostra come i geni come Péguy in genere sono anche profeti e questa nota ne è una dimostrazione.
La schiavitù del “bello e fatto
Vi sono intellettuali dovunque e vi sono intellettuali di tutto. Cioè: vi è un’immensa turba di uomini che sente attraverso sentimenti belli e fatti, nella stessa proporzione in cui vi è una immensa turba di uomini che pensa secondo idee belle e fatte, e nella stessa proporzione vi è un’immensa turba di uomini che agisce secondo volontà belle e fatte, nella stessa proporzione in cui vi è una immensa turba di “cristiani” che ripete meccanicamente le parole della preghiera.
E si potrebbe andare avanti a lungo e considerare tutti i settori e si potrebbe dire: nella stessa proporzione in cui vi è una immensa turba di pittori che disegna secondo linee belle e fatte. Vi sono così pochi pittori che guardano quanto filosofi che pensano.
Questa denuncia di un intellettualismo universale cioè di una pigrizia universale che consiste nel servirsi sempre del bello e fatto è stata una delle grandi conquiste e l’istaurazio magna della filosofia di Bergson.
E’ vero che l’immensa maggioranza degli uomini pensa mediante idee belle e fatte. Con idee acquisite. Ma è anche vero, nello stesso modo e ovunque, è anche vero che l’immensa maggioranza degli uomini vede secondo prospettive belle e fatte. Con prospettive acquisite.
Vi è una pigrizia universale per così dire instancabile. E’ il lavoro che si stanca, ma la pigrizia, ma la stanchezza non si stanca mai. La denuncia di questa pigrizia, di questa stanchezza, di questo intellettualismo costante è alla base dell’invenzione bergsoniana. (…)
Siamo infinitamente più legati alla schiavitù del belle e fatto di quanto non siamo legati alla schiavitù del disordine. La schiavitù del belle e fatto è infinitamente più pronta a riconquistarci della schiavitù del disordine. E vi sono conseguenze infinitamente più disastrose.
Nello stesso disordine vi possono essere colpi di fortuna ed anche momenti di ordine. In ciò che è stanco non vi è più nè grazia nè forza sorgiva.
Di tutto ciò che può esserci di cattivo, l’abitudine è ciò che vi è di peggiore.
Charles Pèguy
Che ne dite? Questo articolo, già cento anni fa, faceva vedere con chiarezza profetica l’inizio di ciò che ci sta capitando oggi in misura molto più grave e di cui, proprio per ciò che ci dice Peguy nella sua nota su Bergson, l’immensa maggioranza degli uomini sembra non accorgersi.
Benedetto Spadaro