Il Dadaismo e i tempi moderni, la guerra delle armi e quella delle idee
Nel mondo si combattono due tipi di guerre: quelle con le armi e quelle con le idee, le prime sono cruente e stupide ed hanno conseguenze disastrose, le seconde sono incruente e si giocano sui giudizi della nostra intelligenza e provocano un confronto fra idee opposte che non può non giovare alla ricerca di verità, di cui ognuno di noi sente il bisogno.
La considerazione appena fatta è stata stimolata nella mia mente da un interessantissimo documentario presentato su rai 5 canale 23 dal titolo “Lo spirito del dadaismo” attraverso il quale ho riscoperto il significato e l’attualità di questo straordinario movimento artistico culturale nato essenzialmente come reazione culturale e pacifica alla prima guerra mondiale (la grande guerra del 15 /18) che distrusse la vita di una generazione di giovani, molti dei quali perirono a causa della guerra.
Premetto che non sono stato, per mia natura, mai incline ad idee anarchiche e antisistema come quelle che sono espresse nella cultura e nell’arte dal Dadaismo, che fino ad oggi avevo considerato con una connotazione interessante ma negativa, ciò nonostante dopo la visione del suddetto documentario ho fatto la seguente considerazione:
Qualunque ordine stabilito dagli uomini non importa che sia di carattere politico, filosofico, artistico, religioso o di altra natura è fallimentare se non riesce ad impedire una catastrofe mondiale come la prima guerra mondiale. In fondo lo spirito del Dadaismo contro tutto e tutti non era altro che una protesta totale contro l’ipocrisia e la menzogna che alberga in ogni costruzione umana.
A questo punto mi sento di trarre, da quanto detto, una conclusione ovvia ed è la seguente: anzicchè sprecare energie e combattere nascosti dietro sigle varie, partiti, religioni, associazioni facciamoci cercatori di verità e denunciatori di menzogne, con cuore semplice, al di là di ogni pregiudizio.
I Dadaisti, a modo loro, esagerando, in fondo, ci hanno lasciato questo importante messaggio.
Benedetto Spadaro