Il segreto di Pollyanne

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E’ incredibile come a volte un  film ci possa cambiare la vita, facendoci vedere in maniera concreta una situazione o facendoci  accorgere di un nostro difetto, aiutandoci così ad essere migliori, come nel caso di cui sto trattando.

A me una cosa del genere è successa quando ho visto per la prima volta, circa 20 anni fa, il meraviglioso film di Walt Disney “Il segreto di Pollyanne” . E’ la storia di Pollyanne, una bellissima fanciulla adolescente figlia di un prete protestante, il quale passa buona parte del suo tempo a preparare sermoni per la predica domenicale, ricercando i passi della sacra scrittura dove Dio esprime la condanna dei peccati e dei peccatori.

Nel film accade che Pollyanne va a trovare, in un piccolo paesino americano, la propria zia, la persona più importante della cittadina: persona stimata e irreprensibile ma che, con la sua moralità giustizialista priva di amore per il prossimo, tiene sotto scacco tutti i suoi concittadini che sono tristi, maldicenti e pieni di veleno l’uno nei confronti dell’altro. Il film si svolge facendo vedere allo spettatore come questa straordinaria fanciulla, con la sua simpatia e il suo amore verso il prossimo, compia il miracolo di trasformare una comunità di gente triste e sconsolata in una comunità di gente cordiale e felice.

Non dimenticherò mai la frase che Pollyanne pronuncia nei confronti del padre intento a cercare nella Bibbia i versetti di condanna verso i peccatori: ” Se negli altri cerchi il male finirai per trovarlo”…. e continua invitando il padre a cercare i versetti della Bibbia dove si parla di perdono, di amore e di misericordia “. 

Per me quella frase, pronunciata in quel contesto, è stata  una grande lezione di vita e ha fatto sì che, da allora in avanti, mi sforzassi di  cercare negli altri il bene anziché il male. Vi assicuro che di bene ne ho trovato tanto e ciò ha reso più felice me e gli altri.

Benedetto Spadaro

Molti sono i chiamati pochi gli eletti

Ogni disordine è pena a se stesso

Quando ci poniamo il problema di punire coloro che compiono il male dovremmo prendere in seria  considerazione la frase che Sant’Agostino (350 D.C.) scrive nel suo famoso libro “Le confessioni” :

” Tu o Dio hai stabilito che ogni disordine fosse pena a se stesso”. Sarebbe infatti più convincente e meno costoso per la società educare gli uomini al fatto che questa frase sia profondamente vera, come del resto ognuno di noi può sperimentare ogni giorno, anziché predisporre apparati giudiziari e punitivi che assorbono gran parte delle risorse degli stati con scarsi risultati. Ritengo infatti che Dio nella sua immensa saggezza abbia predisposto tutta la creazione in modo che, anche se non immediatamente, risponda automaticamente al male compiuto dagli uomini facendo ricadere su di essi il male che loro stessi hanno compiuto.

Benedetto Spadaro

“S’aperse in nuovi amor l’eterno Amore”

Circa 30 anni or sono, il mio Professore di teologia dogmatica Padre Agostino Trapè che aveva la veneranda età di 85 anni e che era l’allora superiore generale dell’ordine degli Agostiniani; nel corso di una sua lezione in Roma, a due passi da San Pietro, affermava con l’entusiasmo di un ventenne che, secondo lui,  il più bel verso della Divina Commedia di Dante Alighieri era quello in cui lo stesso parlava della creazione e che da il titolo al presente articolo:  “S’aperse in nuovi amor l’eterno Amore”. Come dargli torto? Che cosa ci può essere di più bello che comunicare con un verso immortale che il motivo per cui Dio ha creato gli uomini è l’Amore?

Questo verso sublime mi è stato di guida per tutta la vita ricordandomi sempre, anche nei momenti più bui e difficili, che la motivazione per cui esistiamo è un atto di amore  di Colui che ci ha creato e nel contempo che amare è la nostra missione ed anche il nostro destino.

Benedetto Spadaro

LA STIRPE DEI FARAONI STITICONI

Gesù e i faraoni

Voi che leggete direte subito: che cosa c’entra Gesù con i Faraoni egiziani?

Be fidatevi di me, Gesù in quanto figlio di Dio e Dio egli stesso, c’entra con tutto, passato, presente e futuro.

In questo articolo in particolare voglio trattare delle differenze che sussistono, nel modo di trattare il prossimo, fra Gesù e i Faraoni. L’argomento mi sembra interessante, perché tutti noi a volte siamo un po superficiali nell’attribuire approvazione ed ammirazione per quello che vediamo, quando entriamo in un museo egizio. Vi troviamo infatti testimonianze di una civiltà perduta che ha però lasciato ai posteri numerosissime ed a volte imponenti testimonianze e ne restiamo ammirati.

Forse raramente riflettiamo sul significato delle testimonianze che vediamo  e su cosa esse significhino per noi esseri umani che possiamo contemplarle.

Ad esempio proviamo per un attimo ad immaginare cosa è costata in termini umani una piramide egizia: é costata la vita e l’infelicità perenne delle migliaia di schiavi che hanno contribuito a costruirla; ed allora cosa c’è da ammirare in  una civiltà che in nome di uno sfarzo inutile, ha costruito il proprio lustro sull’infelicità della maggior parte del popolo?

Cosa ben diversa ha fatto invece Gesù che pur essendo figlio di Dio, è venuto per servire e non per essere servito, al punto da dare la vita per tutti noi, anche per quelli che lo hanno crocifisso o che lo odiano. 

Poiché il male produce solo e sempre tristezza, vi invito a guardare l’immagine in evidenza in questo articolo che contiene le foto di alcuni faraoni così come sono raffigurati nei loro sarcofaghi. Ditemi: non vi sembra che trattasi di gente triste e afflitta da gravi problemi di stitichezza?

Benedetto Spadaro 

“Dio che ti ha creato senza di te non ti salva senza di te”

21Il titolo del presente articolo è stato ricavato da una celeberrima frase di Sant’Agostino e penso che abbia per ciascuno di noi un enorme significato, in quanto ci indica, in una mirabile e lapidaria frase, la strada da seguire per poter raggiungere la nostra salvezza, ovvero ciò per cui siamo stati creati.

Dio avendoci creati liberi allo scopo di attribuirci la sua stessa dignità non può salvarci senza il nostro si. La parabola del figliol prodigo è la massima espressione di tutto ciò, infatti in essa il padre non contrasta minimamente la decisione del figlio di andarsene con la sua parte di eredità, anzi la favorisce dandogli quanto gli spetta; allo stesso modo in cui non contrasta ma favorisce l’altra  ed opposta decisione del figlio di ritornare nella casa del padre. Tutto è giocato sul profondo rispetto della libertà del figlio da parte del padre. Avendo 3 figli di età diverse, mi sono più volte chiesto cosa significasse essere un buon genitore; oggi che ho quasi 64 anni posso rispondere consapevolmente a questa domanda dicendo che, essere un buon genitore significa sopratutto rispettare la libertà dei propri figli anche quando questo ci costa tantissimo.

Benedetto Spadaro

Reazione a catena

ALLA DONNA AMATA

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Ecco cosa accade quando l’amore ideale si materializza in una persona ben precisa, con questa poesia ho voluto esprimere l’emozione del riconoscimento in una persona dell’assoluto.  (Il miracolo dell’Amore, ovvero quando Dio diventa la persona che ti sta davanti)

                                                                                                                        “Alla donna amata ”

Finalmente l’Amore ha un volto, il tuo volto Finalmente la Bellezza mi guarda, con i tuoi occhi Finalmente posso accarezzare la Bellezza accarezzando il tuo corpo.

 

Benedetto Spadaro